Prenditi alcuni minuti in un angolo della casa. Metti davanti a te un vangelo, una croce, il fazzolettone.
Ascolto: leggo dal vangelo secondo Giovanni 10,1-10 [Gesù è la porta] «Io sono la porta: chi entra attraverso me sarà salvo».
Rifletto: Gesù chiama e chiama per nome. Ma noi sappiamo riconoscere la sua voce? Il Vangelo ci porta in un tempo di cui i più non hanno esperienza. Un tempo di gesti cadenzati e precisi. «A sera, i pastori erano soliti» ci ricorda un biblista «condurre il loro gregge in un recinto per la notte, un solo recinto serviva per diversi greggi. Al mattino, ciascun pastore gridava il suo richiamo e le sue pecore, riconoscendone la voce, lo seguivano». Dettagli che ci stordiscono. Le pecore, mescolatesi lungo la notta, vengono chiamate una per una, per nome. Gesù conosce e mi chiama. E mi chiama fuori dal buio, dalla notte, dalla paura. Quante volte incontriamo persone di cui non ricordiamo il nome e timorosi le accostiamo; come ci sentiamo bene quando il nostro nome viene ricordato anche dopo solo un breve incontro. C’è una famigliarità che ci avvolge nel sentire il nostro nome.
Gesù chiama, dà coraggio, conduce e spinge fuori. L’amore di Dio ci spinge verso i fratelli, verso gli altri in un coraggioso viaggio che si chiama vita. Gesù cammina con noi, al nostro fianco. Gesù è la porta, non il recinto. Gesù non protegge, spinge. Gesù non ci lascia soli.
Prego: Signore tu sei la porta che ci apre alla vita in Dio e con i fratelli. «Sollevate porte i vostri frontali, alzatevi porte antiche ed entri il re della gloria» dice il salmo. La porta consente o limita il passaggio, tu sei la porta che apre, che ci invita a uscire. Con te vogliamo oltrepassare la soglia della nostra casa, aprire il nostro cuore, la nostra vita. Signore rendici porte aperte e accoglienti. Amen