Un tempo per dirti che…sono già partiti

#untempoperdirtiche da AGESCI Zona Brimino, Comitato di Zona

UN TEMPO PER DIRTI CHE… SONO GIÀ PARTITI

Kublai Kan: Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può che essere la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.
Marco Polo: L’Inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino – Le Città invisibili

Giorno X di Quarantena, mi rifugio nella mia libreria per cercare di lenire l’apatia che quasi come un sintomo mi prende in questo momento di ‘deserto forzato’ che stiamo vivendo.  Un libro per ‘uscire’ e trovare un sentiero o una via che mi permettano di fare un po’ di strada (una sorta di hike casalingo). Ho bisogno di mettere in fila i pensieri, è forse giunto il momento di fare il mio punto della strada. Su consiglio di mia moglie prendo in mano questo libro di Calvino e…. inizio a viaggiare; Marco Polo è un buon compagno di viaggio, Kublai Khan un po’ meno, però non gli do molto peso; dopo qualche centinaio di passi su qualche sentiero verticale la testa inizia ad aprirsi. Arrivano le domande.

Come dare compimento a questo tempo? Come mantenere vivo il senso di comunità? Come rispondere alla mia promessa, ‘nell’aiutare gli altri in ogni circostanza’? Inizia la fatica, buon segno vuol dire che siamo al di fuori della mia ‘città protetta’, non riesco bene a capire in quale città invisibile io sia, non capisco se sia una città felice o una città triste, non ha ancora una forma. Fissate le domande andiamo avanti…

I bollettini della protezione civile e le riunioni via Zoom scandiscono il tempo, questa routine non aiuta molto. Ad ogni bollettino è come se sul mio zaino venissero aggiunti carichi. Sconforto. Le domande sono lì, non si muovono, però incominciano ad arrivare i primi pensieri. Li scrivo e cerco di capire come possano portarmi da qualche parte, magari più vicino alle risposte.
Il Libro si lascia leggere ma chiede un passo costante,  è proprio come quei tratti di sentiero tutti scalini, quando è meglio non guardare in su… Mi sento un po’ come il gran Khan desideroso di capire come e dove nascano le città che Marco Polo descrive, cerco soluzioni facili ma è evidente che Marco ha viaggiato tanto, ha visto tante città reali, e poi l’occhio di chi è in route da qualche giorno è più allenato a vedere le difficoltà della comunità.

Comunità! Riparto dalle Co.Ca. Sicuramente questo mi aiuterà più di un bollettino e più di una riunione su Zoom. Ed è così! I nostri capi sono già avanti sul sentiero, si sono rimboccati le maniche e sono già partiti.  I racconti delle attività create, i modi per raggiungere i ragazzi nelle loro case, le difficoltà nell’arrivare a tutti mi danno ossigeno; incomincio a mettere a fuoco, ho preso ‘la gamba’ del sentiero e si delinea un po’ il profilo di qualche città invisibile. 

Riunione Zoom. Si dibatte sul servizio dei singoli al di fuori dell’associazione. I nostri capi sono già avanti sul sentiero, ancora una volta… È bello incontrare queste sensibilità; la scelta di chi ha deciso di aiutare gli altri anche in questa circostanza senza polemica, senza la voglia di apparire semplicemente coniugando il verbo servire.

Mi sento più lontano da Kublai. Nel frattempo, ho fatto le mie scelte e forse, forse, ho capito come dare compimento a questo tempo. Rimane ancora il silenzio assordante dei numeri: quelli li senti ogni giorno di più. E come li affronti?  Questo è il colpo che ti ferma quando il rifugio lo vedi, là, lontano, e sai che è ancora lunga…

E proprio in questo momento, non ancora al rifugio, ma a libro praticamente finito Marco Polo è come se mi passasse la sua borraccia e, chiudendo il suo dialogo con il gran Khan, dice: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Ecco il Compimento. Ecco il Rifugio. Ecco la Pasqua.

Salice Scherzoso

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