Ieri, Venerdì 20 Gennaio, si è aperto nella bella Assisi il convegno dedicato ai primi cento anni di scoutismo cattolico in Italia, a cui anche la nostra regione partecipa con la presenza dei responsabili regionali insieme ad alcuni responsabili di zona, A.E. ed altri capi della Lombardia.
Questo incontro, che vede presenti circa 300 capi provenienti da tutte le regioni d’Italia, si è aperto con una Lectio Divina offertaci da S.E. card. Angelo Bagnasco alla presenza del vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino.
Il Cardinale, durante la Lectio, si è soffermato molto sulle criticità del tempo che stiamo vivendo, piuttosto che celebrare il centenario come un traguardo raggiunto fine a se stesso.
S.E. ha voluto lanciarci una provocazione in forma di tre domande che ogni educatore, capo scout o genitore che sia, dovrebbe porsi prima e durante il suo agire nell’educare alla fede:
1) Io, chi sono? – come possiamo aiutare i nostri ragazzi e ragazze a scoprirsi se non conosciamo profondamente noi stessi?
2) Io, dove sono? – sono in grado di rispondere alla domanda posta da Dio ad Adamo? Oggi, in questo momento della mia vita, a che punto sono? Senza questa risposta come possiamo donare ai ragazzi la testimonianza del percorso di vita che abbiamo fatto e dove la Strada che abbiamo scelto ci sta portando?
3) La mia vita, se non credessi in Cristo, come cambierebbe? – possiamo mostrare la bellezza della fede senza aver realizzato pienamente quale valore aggiunto essa dona alle nostre vite? Quanta e quale distanza viviamo tra Fede professata e Fede vissuta?
In serata i lavori sono ripresi con una tavola rotonda dal titolo: “essere cattolici nella società ed educatori nella Chiesa nazionale e locale”. Siamo stati aiutati nell’arduo compito di dipanare questo ambizioso titolo da tre illustri amici e relatori: Mons. Antonio Apolloni vescovo di Cremona, la dott.ssa Serena Noceti dell’istituto superiore di scienze religiose di Firenze ed il prof. Silvano Petrosino dell’università cattolica di Milano.
Molti i temi trattati e gli spunti offerti all’associazione, non solo in merito alle criticità del tempo e della società che stiamo vivendo, ma anche riguardo alcune specificità che ci identificano e che troppo spesso non riconosciamo come punti di forza dai quali attingere e dai cui partire per una azione educativa efficace nel far emergere le domande radicali che albergano in ogni ragazzo che interroga la propria spiritualità.
se non siamo pienamente coscienti di queste unicità che appartengono all’esperienza dello scoutismo cattolico rischiamo di scadere nella mera ripetizione di una catechesi ricevuta e mai interiorizzata o, peggio, rischiamo di offrire risposte preconfezionate nella forma di frasi retoriche ormai svuotate di significato e non più aderenti alle fatiche che i nostri ragazzi vivono in questo tempo.
Ma allora quali sono queste preziosissime frecce nell’arco dello scoutismo cattolico?
Mons. Napolioni ci ricorda una parola a noi carissima: La Strada! Metodo, sinodo ed esodo, tre parole che contengono la parola “odòs”:via/strada.
Queste tre parole rimandano tre caratteristiche del fare strada: saperla fare, farla insieme e farla in uscita: esplorare.
Spesso ci sentiamo accompagnatori, ausili dei nostri ragazzi, almeno nelle nostre intenzioni utili strumenti al servizio dell’esplorazione di se stessi e del mondo a cui loro sono chiamati.
Ma il primo esploratore, il più abile avventuriero, il più desideroso scopritore dovrebbe essere proprio il capo. E la principale caratteristica di un bravo esploratore che dovremmo sempre tenere presente nel nostro agire è la capacità di tornare a casa.
Non ci si avventura nemmeno oltre la soglia senza sapere come tornare a casa, non si può esplorare la fede ed eventuali nuove modalità appartenenza alla chiesa cattolica con i propri ragazzi se prima non si conosce bene la nostra casa, la nostra Chiesa.
La dott.ssa Noceti ci ricorda che forse più che trovare nuovi e moderni modi di partecipazione alla vita della Chiesa dovremmo ricordarci il ruolo a cui siamo chiamati dal concilio vaticano II.
La chiamata ad una laicità attiva e presente, l’abbandono ad una posizione di accettazione passiva della religione. L’essere laici custodisce l’essere chiesa nel mondo, l’apertura verso il mondo.
Il nostro agire laico permette il superamento della divisione tra sacro e profano e l’abbraccio del messaggio di speranza futura che è il vangelo; messaggio in contrapposizione con la ricerca dell’appagamento istantaneo che è una caratteristica della società che viviamo.
Il prof. Petrosino ha voluto aiutarci a tradurre questi contenuti in qualcosa che possiamo provare a vivere, fornendoci dei concetti chiari su cui confrontarci:
- Il ruolo del cattolico nella società é uno: rendere ragione della propria fede nella società.
Chiaro ma tremendamente difficile: in una società fa continuamente l’elogio dell’eccellenza e del successo, come possiamo spiegare la misericordia? Con le frasi fatte tipiche di un catechismo vecchio che ormai non convince chi lo declama e chi lo ascolta?
Forse il problema della chiesa è l’avere difeso il dogma e aver spinto l’aspetto assistenziale arroccandosi, evitando il confronto principalmente e primariamente al proprio interno.
- La fede è missionaria, è una tensione naturale.
Se non avverto mai una naturale propensione a prendermi un momento di dialogo con Cristo, se non mi viene naturale sedermi e rivolgere una preghiera quando trovo una cappella aperta che mi offre riparo durante un temporale in route, se non avverto una naturale meraviglia dell’opera di Dio quando scopro insieme ai ragazzi un punto panoramico dal quale si spalanca ai nostri occhi la bellezza del creato, se non vivo questa naturalezza in me come posso aiutare qualcuno a scoprirla in se?
- La Chiesa è come una sposa e rimane sempre tale.
Non si può essere sposati alla chiesa con riserve o ponendo condizioni. Bisogna coltivare un rapporto, uno stile di essere parte della Chiesa, che si fondi sulla conferma della solidità di tale appartenenza senza per questo accettare passivamente limiti e difetti. Al contrario attivarsi per superare tali limiti, per correggere tali difetti, proprio perché non vi sono alternative. Non si esce dalla Chiesa quando crediamo che si allontani da noi, come non si esce da un matrimonio quando emergono fatiche o divergenze.
E siamo solo all’inizio!
Seguiranno aggiornamenti,
Y.I.S.
Pettirosso Permaloso