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La potenza educativa del gioco può risentire dell’alterità di relazione in essere e alla mancanza di poterlo fare assieme. Chiaramente i giochi dove conta maggiormente l’aspetto fisico vengono meno, però abbiamo sempre a disposizione giochi individuali, cooperativi: la creatività, anche sulla base di alcuni giochi già esistenti, ci guida nella proposta di momenti ludici a distanza per i nostri ragazzi. “Lo scout e la guida sorridono e cantano anche nelle difficoltà”
I nostri bambini e ragazzi giocano, hanno mille forme diverse di gioco, e noi capi siamo chiamati a giocare con loro: per costruire relazioni, per conoscerli meglio; tramite il gioco possiamo riconoscere alcuni aspetti delle loro personalità in trasformazione.
Il gioco è il primo strumento che abbiamo individuato per poter mantenere viva la relazione con i nostri ragazzi e tra i ragazzi stessi: possiamo stimolare la loro fantasia e far affrontare la vita costretta in casa mantenendo viva la dimensione ludica e leggera che affonda nel gioco
Sono due le prospettive fondamentali del gioco: Entrambe dignitose, ma con prospettive e tensioni diverse:
. Il gioco come svago, come esperienza ludica, come divertimento: da tutelare e da coltivare. È intrattenimento.
. Il gioco come scoperta, come esplorazione, come esperienza di crescita: da tutelare e da coltivare. È educazione.
Quello che possiamo fare in questo momento è intrattenere (etimo: in+tenere, tenere dentro), che non è nient’altro che il #restoacasa. L’atto dell’educare necessita dell’uscire (ex+ducere: condurre fuori) uscire da noi per incontrare l’altro, per incontrare il noi-orizzonte.
Non sottovalutiamo anche la dimensione della noia e la dimensione della fantasia: non c’è niente di male ad annoiarsi (https://www.doppiozero.com/rubriche/1543/201806/i-bambini-e-la-noia), noi adulti, lo facciamo continuamente, e nella noi ci impariamo a stare. Diamo tempo però affinché la noia possa diventare generativa, e dove prima non c’era niente, ora ci vedo qualcosa da fare, da pensare, da giocare.
Non temiamo allora di lasciare ai nostri bambini e ragazzi del tempo vuoto, così che la fantasia possa esplodere e generare cose che prima non esistevano, che possa stimolare l’invenzione e quindi il fare. Scrive munari Munari:
Fantasia: permette di pensare a tutto ciò che non esiste, anche assurdo e irrealizzabile
Invenzione: è la realizzazione di qualcosa che prima non c’era ma solo per uno scopo pratico, senza porsi problemi estetici
L’invenzione produce qualcosa che prima non c’era senza porsi problemi estetici e occupandosi dell’aspetto funzionale
Creatività: combina fantasia e invenzione per produrre qualcosa di funzionante e realizzabile (cioè un’applicazione concreta della fantasia)
Immaginazione: permette di immaginare, appunto, quello che la fantasia, l’invenzione e la creatività producono.
Anche (soprattutto) così il gioco il gioco sarà educativo: da ciascuno nascerà l’idea, la volontà e la realizzazione di un mondo migliore. È nella lentezza della noia che si ricombinano informazioni ed idee, per far nascere qualcosa di nuovo, frutto delle proprie esperienze. Se c’è troppo rumore o troppo da fare, è difficile che questo progetto nasca da solo. I branchi e i cerchi inventano giochi e danzette, non al comando dei capi, ma quando non si ha nulla da fare. Le squadriglie costruiscono i tavoli più belli e imprevisti, non tanto su ordine del caporeparto o del caposq, ma quando tutti quanti si sono grattati abbastanza, son venute le piaghe da amaca, ed è nata la volontà di fare qualcosa di nuovo, che prima non c’era.
Il continuare a proporre giochi e riempire così le giornate dei bambini e dei ragazzi non permette inoltre quel movimento sovversivo dello scoutismo, e cioè restituire in mano loro la possibilità di essere costruttori di contesti, di giochi, di prospettive. A noi capi è chiesto di saper fare interrompere la nostra azione così che siano gli altri a fare: è chiesto di costruire un silenzio generativo. Come possiamo garantire un tale movimento se vi adoperiamo di riempire in tutto e per tutto le loro giornate?
Eravamo soliti lamentarci, noi capi, che i nostri bambini e ragazzi vivevano una vita troppo densa e piena. Evidentemente tutte le agenzie educative stanno attivandosi per “far fare cose a distanza”. Noi abbiamo la fortuna che lo scoutismo, tante volte è fatto anche di niente se non lo stare: insieme, nel bello, nel bosco, sulla strada, in silenzio. Per essere presenti non serve “far fare cose”.